25-09-2008
LO SVILUPPO SSOTENIBILE PER LA DESRA E' UN TABU'!
Il governo vuole rompere gli accordi Ue. Il pacchetto “Energia-Cambiamenti climatici” approvato dal Consiglio europeo è di fatto “una minaccia per l'industrializzazione del sistema Italia”. In questi termini si è espresso il ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi, che a Bruxelles ha incontrato gli europarlamentari italiani per invitarli a superare le divergenze di schieramento e sostenere, “nell'interesse nazionale”, l'azione del governo. Tenendo conto degli obiettivi fissati dal Consiglio, la Commissione Ue ha messo a punto una serie di proposte legislative per la riduzione di gas-serra e l'aumento del ricorso alle energie rinnovabili, che per l'industria italiana - da quella dell'automobile a quella dell'acciaio, dell'alluminio, del cemento, delle piastrelle - rischia, teme il governo, di suonare come un de profundis. Da qui l'incarico che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha affidato al ministro Ronchi - e al sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica - di un'azione diplomatica sulla Commissione Ue e nelle capitali europee per chiarire la posizione del governo italiano. “Alla luce del mutato contesto economico internazionale, il governo italiano ritiene necessario un attento riesame dei riflessi sulle imprese e sui cittadini del 'Pacchetto Energia-Ambiente'”, ha detto Ronchi agli eurodeputati. I 'Ventisette' si sono impegnati (firmando il cosidetto accordo '20-20-20') entro il 2020 a ridurre del 20 per cento le emissioni di gas-serra – con la possibilità di salire al 30 per cento in caso di un accordo internazionale post-Kyoto – di portare al 20 per cento del consumo di energia la quota di energia rinnovabile e di migliorare del 20 per cento l'efficienza energetica. L'Italia è l'unico tra i vecchi Stati membri ad avere richiesto una revisione di criteri di calcolo degli obiettivi nazionali, ritenendo che gli sia stato assegnato un traguardo molto impegnativo: portare al 17 per cento la quota di energie rinnovabili, attualmente al 5,2 per cento, e di ridurre del 13 per cento le emissioni nei settori del manifatturiero, trasporti e edilizia. La replica del PD è stata affidata ad Antonio Panzeri. Raggiunto telefonicamente a Bruxelles, l’europarlamentare ha spiegato a partitodemocratico.it le linee del suo intervento. “Al ministro Ronchi abbiamo lanciato tre messaggi, più uno preliminare. Innanzitutto ho pregato il ministro che l’obiettivo di fare sistema tra maggioranza e opposizione non può valere solo per quanto riguarda le materie che egli impone”. Quanto al merito del problema, ha sintetizzato Panzeri, il primo messaggio mandato dal PD “è che non ci si può dividere tra chi sta con le imprese e chi no. Noi siamo impegnati per un tipo di sviluppo sostenibile, che coniughi l’impresa e il rispetto dell’ambiente. L’interesse nazionale va in questa direzione”. Secondo messaggio: “Le proposte avanzate da Ronchi trovano già una soluzione nella relazione Sacconi (europarlamentare del PD), almeno in parte. Le altre non comprendiamo come sia possibile farle in Consiglio”. Il terzo e ultimo messaggio lanciato da Panzeri è quello più squisitamente politico ed esprime in maniera chiara la posizione del PD sulla questione: “Tutto ciò che è possibile fare lo faremo. Ma l’irruenza con la quale il ministro Ronchi è intervenuto oggi lascia presagire addirittura che il governo abbia l’idea di uscire dall’accordo sul CO2. Ciò non è pensabile, anche perché non è assolutamente consentito restare fuori dagli impegni presi e che l’Europa ha assunto in sede internazionale. Questi accordi – ha concluso l’europarlamentare – sono inoltre l’unica condizione per tenere insieme su temi così delicati i paesi emergenti e gli Stati Uniti”.

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