30-06-2008
E WALTER SCRIVE ALL'UNITA' E SPRONA IL POPOLO DELLE PRIMARIE
Opposizione, la campagna di Veltroni Walter Veltroni - Lettera a L'Unità Qualche giorno fa, su queste colonne, hai ricordato i giorni, i temi, le passioni della campagna elettorale. Hai ricordato le «piazze gremite» e il «coinvolgimento» che eravamo riusciti a suscitare «recuperando voti che sembravano perduti». Non l’hai fatto semplicemente per ripensare a momenti belli e intensi di cui peraltro sei stato testimone e poi narratore. L’hai fatto per dire: perché non ricominciare da lì? Perché non pensare a un nuovo giro d’Italia da organizzare molto presto per andare a ritrovare e dove serve a rivitalizzare tutte quelle persone e tutto quel calore che non possono essere d’improvviso spariti? Non ho dubbi su quale debba essere la risposta a queste tue domande. La risposta è: sì. Già a metà maggio, di fronte al coordinamento nazionale riunito per discutere del voto, avevo detto che nei prossimi mesi il viaggio in Italia sarebbe continuato. Magari a ritmi meno frenetici, ma sarebbe continuato, senza sosta. Ora voglio dire a te che da settembre riprenderò, riprenderemo, ad attraversare ogni provincia, ad andare in ogni città, ad ascoltare e a parlare, a capire e a spiegare. A tutti gli italiani. Innanzitutto al “popolo del Pd”, a quei dodici milioni di donne e di uomini che ci hanno dato fiducia e che non meritano di avvertire attorno a loro sconforto, vuoto, disillusione, ma soluzioni e risposte all’altezza, e riconoscimento, identificazione, rappresentanza. In una parola quel “radicamento” del nostro partito che verrà certo dalla concreta presenza fisica in tutti i Comuni, in tutti i quartieri e le borgate del nostro Paese. E insieme a questo dalla consapevolezza che non ci si radica solo aprendo nuove sedi, ma con la capacità di interpretare le domande e i bisogni delle persone, con la prontezza nel riconoscere le opinioni e condividere i sentimenti che si formano tra i cittadini. E in questo senso il viaggio che ci apprestiamo a riprendere sarà anche una parte del lavoro in vista della manifestazione che abbiamo annunciato per l'autunno. Per questo, credo, è importante tornate a parlare a tutti, anche a quanti hanno votato per l'attuale maggioranza nella speranza (nell'illusione stanno scoprendo ora) di veder risolti i propri problemi e che invece si vedono precipitare in una crisi sempre più aspra e in un clima politico che getta l'Italia nel passato al posto che spingerla verso il futuro. Le “piazze gremite” della campagna elettorale dicono che avevamo capito bene, caro Antonio, quanto fosse importante rimettersi in sintonia con le famiglie, con i lavoratori, con i pensionati, con i giovani precari, con le comunità locali. Quanto fosse importante tornare a parlare, in una conferenza operaia, a chi da diversi anni evidentemente ci percepiva lontani, distratti, impegnati a pensare e a fare altro. Quanto fosse importante avanzare proposte e programmi degni di un partito che vuole e deve essere “di popolo”, anzi io credo che il Pd debba letteralmente farsi popolo: come difendere i salari e la dignità del lavoro; come salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie che non arrivano alla quarta settimana del mese; come garantire pari opportunità ai nostri ragazzi combattendo i privilegi e affermando il merito; come far comprendere, superando quelli che giustamente definisci “i più dannosi luoghi comuni della sinistra”, che senza crescita e senza la buona salute delle imprese non potrà esserci giustizia sociale, che per questo nostra nemica non è la ricchezza ma la povertà, che la sicurezza è un diritto di tutti e che garantirla vuol dire tutelare innanzitutto i più deboli. Ma facendolo come deve fare un partito che vuole mantenere la sua vocazione maggioritaria (he non è mai stata vocazione all'autosufficienza): lavorando per unire. Unire i lavoratori dipendenti e quelli autonomi, il lavoro e l'impresa, i giovani e gli anziani, il nord e il sud. In un grande progetto di cambiamento, che superi egoismi, frammentazioni, divisioni. Tutto questo non è stato evidentemente sufficiente a vincere le elezioni, certo non è bastato il tempo. Ma abbiamo fatto un lavoro grande e prezioso, che come ho già avuto modo di dire ci consente di proseguire, ora, non “senza il Pd”, come pure poteva accadere, ma “a partire dal Pd”. A partire dal nostro radicamento nella vita concreta degli italiani e dall’innovazione di noi stessi, delle nostre idee e della politica italiana. A partire dal ruolo di opposizione che ci è stato assegnato. Non torneremo mai più al clima rissoso e paralizzante di questi ultimi quindici anni. Si illude chi spera di trascinarci indietro e di diminuire così le nostre potenzialità di espansione, le nostre possibilità di parlare agli italiani e di guadagnare nel tempo la loro fiducia. Ma proprio per questo, per farci trovare pronti, noi avanzeremo sempre nostre concrete proposte alternative e in base ad esse saremo duri, netti e incalzanti nei confronti del governo. E non sbandierando striscioni o improvvisando brindisi nelle aule parlamentari, ma contrastando puntualmente, con il governo ombra e con una rinnovata iniziativa dentro il corpo vivo del Paese, le sue proposte sbagliate e le sue nefandezze, come abbiamo fatto denunciando l’irresponsabile balletto che sta affossando definitivamente Alitalia, come abbiamo fatto contro il decreto su Rete 4, le uscite della Lega sull’Europa, il reato di clandestinità, la legge sulle intercettazioni e il lodo Schifani. Lo faremo con rigore e tenacia e guardando all'interesse dell'Italia. Quell'interesse generale che le iniziative del governo e del Presidente del Consiglio hanno dimenticato, dando di nuovo priorità a vicende legate ad interessi particolari e personali e assestando un colpo mortale a quel bisogno di confronto alto tra diversi schieramenti sulle riforme e la modernizzazione delle istituzioni e della politica. E’ da qui, dalla convinzione di quel che abbiamo fatto e dalla consapevolezza di tutto quanto abbiamo ancora da fare, che in autunno riprenderemo dunque il nostro viaggio in Italia. Ascolteremo, spiegheremo le nostre ragioni e cercheremo di capire come renderle più forti. Faremo vivere anche così quella grande forza riformista e di popolo che è e vuole essere il Partito democratico.
E WALTER SCRIVE ALL'UNITA' E SPRONA IL POPOLO DELLE PRIMARIE
Opposizione, la campagna di Veltroni Walter Veltroni - Lettera a L'Unità Qualche giorno fa, su queste colonne, hai ricordato i giorni, i temi, le passioni della campagna elettorale. Hai ricordato le «piazze gremite» e il «coinvolgimento» che eravamo riusciti a suscitare «recuperando voti che sembravano perduti». Non l’hai fatto semplicemente per ripensare a momenti belli e intensi di cui peraltro sei stato testimone e poi narratore. L’hai fatto per dire: perché non ricominciare da lì? Perché non pensare a un nuovo giro d’Italia da organizzare molto presto per andare a ritrovare e dove serve a rivitalizzare tutte quelle persone e tutto quel calore che non possono essere d’improvviso spariti? Non ho dubbi su quale debba essere la risposta a queste tue domande. La risposta è: sì. Già a metà maggio, di fronte al coordinamento nazionale riunito per discutere del voto, avevo detto che nei prossimi mesi il viaggio in Italia sarebbe continuato. Magari a ritmi meno frenetici, ma sarebbe continuato, senza sosta. Ora voglio dire a te che da settembre riprenderò, riprenderemo, ad attraversare ogni provincia, ad andare in ogni città, ad ascoltare e a parlare, a capire e a spiegare. A tutti gli italiani. Innanzitutto al “popolo del Pd”, a quei dodici milioni di donne e di uomini che ci hanno dato fiducia e che non meritano di avvertire attorno a loro sconforto, vuoto, disillusione, ma soluzioni e risposte all’altezza, e riconoscimento, identificazione, rappresentanza. In una parola quel “radicamento” del nostro partito che verrà certo dalla concreta presenza fisica in tutti i Comuni, in tutti i quartieri e le borgate del nostro Paese. E insieme a questo dalla consapevolezza che non ci si radica solo aprendo nuove sedi, ma con la capacità di interpretare le domande e i bisogni delle persone, con la prontezza nel riconoscere le opinioni e condividere i sentimenti che si formano tra i cittadini. E in questo senso il viaggio che ci apprestiamo a riprendere sarà anche una parte del lavoro in vista della manifestazione che abbiamo annunciato per l'autunno. Per questo, credo, è importante tornate a parlare a tutti, anche a quanti hanno votato per l'attuale maggioranza nella speranza (nell'illusione stanno scoprendo ora) di veder risolti i propri problemi e che invece si vedono precipitare in una crisi sempre più aspra e in un clima politico che getta l'Italia nel passato al posto che spingerla verso il futuro. Le “piazze gremite” della campagna elettorale dicono che avevamo capito bene, caro Antonio, quanto fosse importante rimettersi in sintonia con le famiglie, con i lavoratori, con i pensionati, con i giovani precari, con le comunità locali. Quanto fosse importante tornare a parlare, in una conferenza operaia, a chi da diversi anni evidentemente ci percepiva lontani, distratti, impegnati a pensare e a fare altro. Quanto fosse importante avanzare proposte e programmi degni di un partito che vuole e deve essere “di popolo”, anzi io credo che il Pd debba letteralmente farsi popolo: come difendere i salari e la dignità del lavoro; come salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie che non arrivano alla quarta settimana del mese; come garantire pari opportunità ai nostri ragazzi combattendo i privilegi e affermando il merito; come far comprendere, superando quelli che giustamente definisci “i più dannosi luoghi comuni della sinistra”, che senza crescita e senza la buona salute delle imprese non potrà esserci giustizia sociale, che per questo nostra nemica non è la ricchezza ma la povertà, che la sicurezza è un diritto di tutti e che garantirla vuol dire tutelare innanzitutto i più deboli. Ma facendolo come deve fare un partito che vuole mantenere la sua vocazione maggioritaria (he non è mai stata vocazione all'autosufficienza): lavorando per unire. Unire i lavoratori dipendenti e quelli autonomi, il lavoro e l'impresa, i giovani e gli anziani, il nord e il sud. In un grande progetto di cambiamento, che superi egoismi, frammentazioni, divisioni. Tutto questo non è stato evidentemente sufficiente a vincere le elezioni, certo non è bastato il tempo. Ma abbiamo fatto un lavoro grande e prezioso, che come ho già avuto modo di dire ci consente di proseguire, ora, non “senza il Pd”, come pure poteva accadere, ma “a partire dal Pd”. A partire dal nostro radicamento nella vita concreta degli italiani e dall’innovazione di noi stessi, delle nostre idee e della politica italiana. A partire dal ruolo di opposizione che ci è stato assegnato. Non torneremo mai più al clima rissoso e paralizzante di questi ultimi quindici anni. Si illude chi spera di trascinarci indietro e di diminuire così le nostre potenzialità di espansione, le nostre possibilità di parlare agli italiani e di guadagnare nel tempo la loro fiducia. Ma proprio per questo, per farci trovare pronti, noi avanzeremo sempre nostre concrete proposte alternative e in base ad esse saremo duri, netti e incalzanti nei confronti del governo. E non sbandierando striscioni o improvvisando brindisi nelle aule parlamentari, ma contrastando puntualmente, con il governo ombra e con una rinnovata iniziativa dentro il corpo vivo del Paese, le sue proposte sbagliate e le sue nefandezze, come abbiamo fatto denunciando l’irresponsabile balletto che sta affossando definitivamente Alitalia, come abbiamo fatto contro il decreto su Rete 4, le uscite della Lega sull’Europa, il reato di clandestinità, la legge sulle intercettazioni e il lodo Schifani. Lo faremo con rigore e tenacia e guardando all'interesse dell'Italia. Quell'interesse generale che le iniziative del governo e del Presidente del Consiglio hanno dimenticato, dando di nuovo priorità a vicende legate ad interessi particolari e personali e assestando un colpo mortale a quel bisogno di confronto alto tra diversi schieramenti sulle riforme e la modernizzazione delle istituzioni e della politica. E’ da qui, dalla convinzione di quel che abbiamo fatto e dalla consapevolezza di tutto quanto abbiamo ancora da fare, che in autunno riprenderemo dunque il nostro viaggio in Italia. Ascolteremo, spiegheremo le nostre ragioni e cercheremo di capire come renderle più forti. Faremo vivere anche così quella grande forza riformista e di popolo che è e vuole essere il Partito democratico.
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