15-07-2008
G8 GENOVA: 15 CONDANNE E 30 ASSOLUZIONI, NESSUNO ANDRA' IN PRIGIONE
Ventitre anni e nove mesi di reclusione per 15 imputati e assoluzione per 30: d'ora in poi anche con questi numeri verranno ricordati i tre giorni di quel luglio del 2001 che hanno segnato la storia e la vita di una città. Le giornate in questione sono quelle del 19, 20 e 21 luglio. La città è Genova. E i numeri riguardano la caserma di Bolzaneto, che proprio in quei giorni, a seguito dell’escalation di violenza che contraddistinse gli scontri tra manifestanti e polizia, fu trasformata in una sorta di luogo di detenzione temporanea. Dopo 11 ore e mezza di Camera di consiglio, dalla terza sezione del tribunale di Genova presieduta da Renato Delucchi, è stata emessa la sentenza. La Corte ha accolto solo in parte le richieste della pubblica accusa, che chiedeva la condanna a vario titolo tra i 5 anni e mezzo e un anno di carcere per tutti i 45 imputati. Le condanne pronunciate sono state quindici: la più pesante, cinque anni, ad Antonio Gugliotta, ispettore delle Guardie penitenziarie, che aveva la responsabilità della caserma di Bolzaneto. La Corte ha ritenuto responsabili dei reati ascritti solamente alcuni imputati, mandando invece assolti la gran parte degli altri imputati o perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto. Fra questi ultimi, l'attuale generale della Polizia penitenziaria, Oronzo Doria, all'epoca dei fatti colonnello. Gli altri condannati sono Alessandro Perugini, all'epoca numero due della Digos di Genova, il funzionario di polizia con il grado più alto nella struttura, e l'ispettore Anna Poggi, rispettivamente a 2 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno; Daniela Maida, ispettore superiore ad 1 anno e 6 mesi di reclusione; Antonello Gaetano, a 1 anno e 3 mesi, gli ispettori della polizia di Stato Matilde Arecco, Natale Parisi, Mario Turco e Paolo Ubaldi ad 1 anno di reclusione ciascuno. Massimo Luigi Pigozzi, assistente capo della polizia di Stato a 3 anni e 2 mesi di reclusione; Barbara Amadei a 9 mesi, Alfredo Incoronato a 1 anno, Giuliano Patrizi a 5 mesi. Sono inoltre stati condannati i medici Giacomo Toccafondi ad 1 anno e 2 mesi di reclusione e Aldo Amenta a 10 mesi. Le pene non saranno comunque scontate per effetto del provvedimento di indulto. I Pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati avevano chiesto condanne nei confronti di 44 imputati per oltre 76 anni di carcere con pene variabili da 6 mesi a 5 anni e 8 mesi di reclusione e una sola assoluzione. In pratica i giudici hanno ridotto di un terzo sia le richieste di condanna che il numero dei condannati. Non hanno inoltre confermato per la maggior parte degli imputati il reato di abuso d'ufficio doloso, contestato dai pm in sostituzione del reato di tortura non ancora previsto dal nostro ordinamento giudiziario. Solo ad Antonio Biagio Gugliotta, ispettore della polizia penitenziaria, infatti, i giudici hanno confermato l'impostazione accusatoria, confermando il reato di abuso d'ufficio. Il tribunale di Genova ha inoltre condannato i ministeri della Giustizia e degli Interni, responsabili civili, al risarcimento di numerose parti civili in solido con alcuni degli imputati condannati. I giudici hanno assegnato a titolo di provvisionale immediatamente esecutiva da 2500 a 15.000 euro in favore di alcune parti civili, tra cui Massimiliano Amodio, Giuseppe Azzolina, Anna Julia Kutschkau, Luis Garcia Lorente, e Mohamed Tabbach (15.000 a testa); a Enrica Bartezaghi Roberto Gallo, Liliana Fassa e Ettorina Gandina (2500 a testa) e per le restanti parti civili la somma di 10.000 euro. “Nella sostanza l'accusa di abuso d'autorità è stato riconosciuta. Inoltre è stata riconosciuta la responsabilità di diversi imputati”, ha commentato il pm Vittorio Ranieri Miniati, che ha rappresentato l'accusa con la collega Patrizia Petruzziello. “E' stato riconosciuto - ha proseguito - che qualcosa di grave nella caserma di Bolzaneto è successo. Il tribunale - ha aggiunto - ha ritenuto di assolvere diversi imputati. Leggeremo la sentenza e valuteremo se fare appello. Complessivamente è un giudizio di soddisfazione a conclusione del processo e dopo un'istruttoria che ci ha impegnato per anni”. Come era ampiamente prevedibile, le reazioni politiche alla sentenza di Genova non si sono fatte attendere. Se da una parte c’è chi, come alcuni esponenti della sinistra radicale, si dice insoddisfatto per la condanna che accoglie solo parzialmente le richieste dell’accusa, dall’altra c’è chi – e si tratta delle forze di governo – trova il modo di esultare. Anche se non si capisce bene perché. Se lo chiede tra gli altri, il vicecapogruppo del PD al Senato Gianclaudio Bressa: “E’ paradossale – dice – che ci sia chi gioisce per una sentenza che condanna funzionari dello Stato per violenze, lesioni e falso e non per tortura. Una reazione che dà, meglio di molti altri esempi, il segno del degrado del dibattito politico nel nostro Paese”.

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