04-11-2008
ECONOMIA: DRAGHI LANCIA L'ALLARME, L'UNIONE EUROPEA CONFERMA LE PREVISIONI
Ue: Italia è in recessione tecnica. Draghi: “Stagnazione fino al 2009”. Le banche siano più attente alle famiglie. I dati della Commissione Europea parlano di crescita zero per il 2008 Con due trimestri consecutivi di crescita negativa del Pil, l'Italia e i Paesi della zona euro (eurozona) sono entrati in recessione tecnica. Questo è quanto emerge dall'ultima valutazione della Commissione europea presentata oggi nelle “previsioni d'autunno” da Joaquin Almunia. Per il commissario europeo per gli Affari Economici la recessione è davvero un “rischio concreto”. Si legge nel rapporto che dopo il secondo trimestre 2008 dove la crescita era a quota -0,2%, ora “il Pil calerà nel terzo trimestre sia nella Ue sia nell'eurozona e ciò implica per l'area euro e per alcuni stati trovarsi o stare sul punto di trovarsi in recessione tecnica». Tradotto in altri termini, l'Italia chiuderà il 2008 con crescita zero del suo prodotto interno lordo. Le previsioni della Commissione sono leggermente più incoraggianti rispetto a quelle del Fondo Monetario Internazionale (-0,1% nel 2008 e -0,2% nel 2009) e ovviamente peggiori di quelle elaborate dal governo italiano (+0,1% e +0,5%). La stagnazione, già annunciata dal governatore di bankitalia Draghi, durerà per tutto il 2009; la ripresa si avrà solo nel 2010 quando la Commissione europea prevede un miglioramento del Pil dello 0,6%. Stabili resteranno i conti pubblici con un rapporto deficit-pil fermo a 2,5% per il 2008 e a 2,6% per il 2009 (più alto della media dell'eurozona pari a 1,2% e +0,1%). Stabile anche il debito pubblico che si fermerà a 104,1% nel 2008 e che salirà al 104,3% nel 2009. Nell'eurozona il debito pubblico sarà pari al 66,6% nel 2008 e crescerà fino al 67,2% nel 2009 e al 67,6% nel 2010. Per l'eurozona le stime di crescita annuale vedono un 1,2% per l'anno in corso, una drastica recessione fino a quota 0,1% nel 2009 e la risalita nel 2010 fino allo 0,9%. Per gli altri Paesi dell'Ue i dati sono +1,4% nel 2008, +0,2% nel 2009 e +1,1% nel 2010. Nel 2009 oltre all'Italia, la stagnazione colpirà la Germania, la Svezia, la Lituania e la Francia, tutte a quota zero crescita. Poco sotto la soglia Belgio, Danimarca e Portogallo tutte a quota -0,1%. Sarà invece recessione per Estonia (-1,2%), Irlanda (-0,9%), Lettonia (-2,7%), Gran Bretagna (-1%) e Spagna (-0,2%). Buone notizie sull'andamento dell'inflazione e le sue prospettive nella zona euro. La Commissione prevede un tasso d'inflazione pari al 3,5% per il 2008 che scenderà al 2,2% nel 2009 e al 2,1% nel 2010. Nel rapporto si legge che “le previsioni sono in leggero rialzo rispetto a quelle della primavera, a causa dell'aumento dei prezzi delle materie prime durante l'estate. Tuttavia, il recente forte calo dei prezzi delle materie prime, insieme ad un forte rallentamento delle prospettive di crescita e di un relativo allentamento della situazione del mercato del lavoro, riduce molto i rischi di una spirale tra prezzi e salari”. IN ITALIA Non è rosea la previsione di Mario Draghi sulla durata della crisi economica che investe l'Italia. Per il governatore di Bankitalia, intervenuto durante la 84° Giornata mondiale del Risparmio, “la stagnazione in atto proseguirà almeno fino a metà del prossimo anno». Draghi promuove le misure anticrisi e chiede una risposta forte al sistema, soprattutto sul piano della politica economica. La premessa da cui parte è che "sulla base dell'evoluzione della domanda mondiale oggi prevista dai principali organismi internazionali, la stagnazione in atto proseguirà almeno fino a metà del prossimo anno". Sarà dunque necessaria una pronta reazione da parte del il sistema bancario e del governo italiano. "Occorre innanzitutto evitare che la crisi si traduca in una severa contrazione dei flussi di credito all'economia reale; in secondo luogo, è necessario attivare efficaci politiche di sostegno che contrastino le tendenze recessive in atto". La mossa successiva sarà quindi quella di sostenere una politica di bilancio che "faccia uso della flessibilità permessa dal Trattato e dal Patto di stabilità e crescita". Draghi non esclude quindi l'intervento statale nel capitale delle banche, anzi lo può considerare inevitabile. "L'emergenza – ha chiarito il governatore - richiede che le autorità adottino politiche più interventiste che in passato, assumendo anche ove occorra temporanee responsabilità patrimoniali nelle istituzioni finanziarie". E ha aggiunto che “l'opportunità dell'intervento pubblico, in presenza di una crisi sistemica, discende dalle caratteristiche fondamentali del sistema finanziario" a patto che sia un intervento temporaneo e non intrusivo. Il numero uno di Palazzo Loch sia augura pragmatismo da parte delle banche soprattutto per quanto riguarda le esigenze di ricapitalizzazione. In questa fase "vanno colte tutte le occasioni per irrobustire la base patrimoniale: dismissioni di attività no core, decisioni realistiche e rigorose nella politica dei dividendi, ricorso al mercato, uso delle risorse messe a disposizione dalla Stato". Azioni che la “Banca d'Italia considera coerenti con una sana e prudente gestione nella situazione di oggi". Le banche sono chiamate anche a garantire un buon rapporto con la clientela. "Oggi, a causa delle tensioni sui mercati interbancari e della rarefazione degli scambi, l'Euribor (*) non riflette più adeguatamente il costo della raccolta. In prospettiva, è opportuno che le banche utilizzino per l'indicizzazione dei mutui a tasso variabile parametri più strettamente collegati all'effettivo costo della provvista". Gli istituti di credito dovranno essere particolarmente attenti nella gestione “dei rapporti con le famiglie, soprattutto quelle finanziariamente più vulnerabili". Anche perché “è nell'interesse stesso delle banche adottare un approccio pragmatico e flessibile, valutando anche su base bilaterale le soluzioni più idonee a contenere il servizio del debito delle famiglie più vulnerabili e a salvaguardarne in questo modo la solvibilità". Quale sarà il ruolo del governo? Draghi lo invita a "riconsiderare la penalizzazione fiscale dei depositi, che grava sui risparmiatori e pone la raccolta delle banche italiane in condizioni di svantaggio competitivo rispetto a quella delle banche degli altri paesi europei". La prossima mossa di Bankitalia sarà quella di preparare una riforma del mercato interbancario. "Cruciale per una ripresa del mercato interbancario – ha concluso Draghi - è il progetto che proporremo alle banche nei prossimi giorni per la creazione di un nuovo sistema di scambi mirante ad abbattere i rischi di controparte e restituire fluidità al mercato". (*) L'Euribor, acronimo di EURo Inter Bank Offered Rate, indica il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie in Euro tra le principali banche europee.

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