02-09-2009
UN PD FORTE E ALTERNATIVO PER RIDARE SPERANZA ALL'ITALIA
D'Alema con Tabacci e Francescato alla Festa Democratica: "E' tempo di alleanze ampie e coerenti sul modello dell'Ulivo". “Le vicende personali di Berlusconi non sono gossip. Se Berlusconi avesse un'amante potrebbe essere gossip ma il fatto che il capo del Governo sia connesso, sia pure come “utilizzatore finale”, ad un giro di prostituzione organizzato, ha a che vedere con la credibilità dell'Italia e delle istituzioni”. Così Massimo D’Alema alla Festa Democratica a Genova taglia corto su quelle che alcuni si ostinano a relegare a morbosità mediatica. Intervistato da Enrico Mentana insieme a Grazia Francescato, portavoce dei Verdi e Bruno Tabacci, deputato Udc, l’ex presidente del Consiglio riflette sul futuro del PD, su “un’identità da costruire”. “Il Pd deve tornare al più presto a fare il suo mestiere, cioè essere il perno di una alternativa di governo. – spiega - C'è stata una falsa partenza e ora dobbiamo ripartire e una grande forza riparte. Vedo la luce in fondo al tunnel, dopo il 25 ottobre dobbiamo tornare ad essere una grande ed autorevole forza di opposizione e di alternativa”. D’Alema ricorda gli attacchi ricevuti alla vigilia solo poche settimane fa, quando aveva parlato di “scosse” per il premier e per la sua maggioranza: “Alla luce dei fatti le mie previsioni erano esatte. All'estero Berlusconi appare colpito nella sua credibilità, emerge l'anomala concentrazione di poteri e siccome appare determinato a tenere il potere persino con violenza verso voci critiche, questo aprirà una fase delicata nel paese”. Un deficit, quello del rapporto fra il Cavaliere e le democrazie di tutto il mondo, che lui tenta di colmare declamando urbe et orbi un consenso illimitato dell’elettorato di casa nostra. Anche qui D’Alema ha qualcosa da puntualizzare: “Stando agli ultimi risultati elettorali, non e' vero che la maggioranza degli italiani sostiene questo governo. Con Berlusconi sta un italiano su tre e quindi il tema del nostro congresso è come riprendere il cammino e riportare in campo una possibilità concreta di alternativa e di governo. Il Pd ha bisogno che ci sia una speranza, una possibilità di alternativa”. L’ex ministro degli Esteri aggiunge però che “neanche il PD rappresenta la maggioranza degli italiani, e quindi l'alternativa deve poggiare su una alleanza coerente e ampia” Ed è qui che Tabacci propone un “comitato nazionale per la liberazione da Berlusconi”. Prospettiva che a cui Massimo D’Alema risponde con una battuta: “non avrai mica intenzione di imbracciare le armi…”. Nonostante il folclore che l’accompagna, l’idea dell’esponente Udc solleva un tema delicato, quello intorno al quale gira lo stesso incontro: le alleanze. “Dopo aver sbattuto il muso un paio di volte - osserva D'Alema - si è capito il concetto banale che un partito con il 26 o anche il 33% deve fare alleanze”. Per l’esponente PD “l'alternativa non è o soli o un'ammucchiata incoerente perché altrimenti in questo modo l'alternativa è che Berlusconi governa”. La priorità del PD deve essere la ricostruzione di “un sistema democratico con al centro il parlamento e i partiti”. Le alleanze dovranno esserci e magari dovranno prendere spunto da quella stagione riformista che è stata l’Ulivo, avendo come limite fermo “la coerenza programmatica”. A Tabacci ricorda come oggi non abbia più senso farsi guerra sulla base delle vecchie ideologie anche perché “una volta rappresentavamo insieme l’80% del paese, quando si fa il 30% mettersi uno contro l’altro fa ridere”. E Di Pietro? “Lo candidai al Mugello e non mi fu grato, ma ho fiducia perché ho visto Di Pietro al Governo e quando è messo alla stanga è, tutto sommato disciplinato. Certo, se la sfida contro Berlusconi è sul terreno del populismo vince Berlusconi, perché il populismo di Di Pietro è minoritario”. E conclude con una battuta: “Ho letto che Di Pietro dice che noi non dobbiamo andare a letto...è da diverso tempo che non mi trovavo d'accordo con lui”. In chiusura D’Alema parla di “ferocia squadrista”riferendosi all’attacco di Berlusconi alla stampa e alla Chiesa. “Si e' pensato di colpirne uno per educarne cento. Spero che anche nel mondo cattolico si cominci mettere in discussione il rapporto con questa destra, ci sono state parole importante, ci sono segnali seri di insofferenza”. Un presidente del Consiglio non può permettersi di denunciare i mezzi d’informazione: “Io che passo per uno che se la prende con i giornalisti, e in parte e' vero, diciamo che le do e le prendo ma senza rancore, quando divenni premier rinunciai a tre vicende giudiziarie che avevo aperte con tre giornali perché valutai che un capo del Governo non lo deve fare perché non è un cittadino che si difende ma un atto di intimidazione”. D'Alema ricorda che tra le tre querele, alle quali rinunciò da premier, ce ne era una del Giornale: “aveva pubblicato la piantina di casa mia e poi scrissero che con una pallottola calibro 9 si poteva superare la blindatura dei vetri. E sembrava un po’ un suggerimento".
UN PD FORTE E ALTERNATIVO PER RIDARE SPERANZA ALL'ITALIA
D'Alema con Tabacci e Francescato alla Festa Democratica: "E' tempo di alleanze ampie e coerenti sul modello dell'Ulivo". “Le vicende personali di Berlusconi non sono gossip. Se Berlusconi avesse un'amante potrebbe essere gossip ma il fatto che il capo del Governo sia connesso, sia pure come “utilizzatore finale”, ad un giro di prostituzione organizzato, ha a che vedere con la credibilità dell'Italia e delle istituzioni”. Così Massimo D’Alema alla Festa Democratica a Genova taglia corto su quelle che alcuni si ostinano a relegare a morbosità mediatica. Intervistato da Enrico Mentana insieme a Grazia Francescato, portavoce dei Verdi e Bruno Tabacci, deputato Udc, l’ex presidente del Consiglio riflette sul futuro del PD, su “un’identità da costruire”. “Il Pd deve tornare al più presto a fare il suo mestiere, cioè essere il perno di una alternativa di governo. – spiega - C'è stata una falsa partenza e ora dobbiamo ripartire e una grande forza riparte. Vedo la luce in fondo al tunnel, dopo il 25 ottobre dobbiamo tornare ad essere una grande ed autorevole forza di opposizione e di alternativa”. D’Alema ricorda gli attacchi ricevuti alla vigilia solo poche settimane fa, quando aveva parlato di “scosse” per il premier e per la sua maggioranza: “Alla luce dei fatti le mie previsioni erano esatte. All'estero Berlusconi appare colpito nella sua credibilità, emerge l'anomala concentrazione di poteri e siccome appare determinato a tenere il potere persino con violenza verso voci critiche, questo aprirà una fase delicata nel paese”. Un deficit, quello del rapporto fra il Cavaliere e le democrazie di tutto il mondo, che lui tenta di colmare declamando urbe et orbi un consenso illimitato dell’elettorato di casa nostra. Anche qui D’Alema ha qualcosa da puntualizzare: “Stando agli ultimi risultati elettorali, non e' vero che la maggioranza degli italiani sostiene questo governo. Con Berlusconi sta un italiano su tre e quindi il tema del nostro congresso è come riprendere il cammino e riportare in campo una possibilità concreta di alternativa e di governo. Il Pd ha bisogno che ci sia una speranza, una possibilità di alternativa”. L’ex ministro degli Esteri aggiunge però che “neanche il PD rappresenta la maggioranza degli italiani, e quindi l'alternativa deve poggiare su una alleanza coerente e ampia” Ed è qui che Tabacci propone un “comitato nazionale per la liberazione da Berlusconi”. Prospettiva che a cui Massimo D’Alema risponde con una battuta: “non avrai mica intenzione di imbracciare le armi…”. Nonostante il folclore che l’accompagna, l’idea dell’esponente Udc solleva un tema delicato, quello intorno al quale gira lo stesso incontro: le alleanze. “Dopo aver sbattuto il muso un paio di volte - osserva D'Alema - si è capito il concetto banale che un partito con il 26 o anche il 33% deve fare alleanze”. Per l’esponente PD “l'alternativa non è o soli o un'ammucchiata incoerente perché altrimenti in questo modo l'alternativa è che Berlusconi governa”. La priorità del PD deve essere la ricostruzione di “un sistema democratico con al centro il parlamento e i partiti”. Le alleanze dovranno esserci e magari dovranno prendere spunto da quella stagione riformista che è stata l’Ulivo, avendo come limite fermo “la coerenza programmatica”. A Tabacci ricorda come oggi non abbia più senso farsi guerra sulla base delle vecchie ideologie anche perché “una volta rappresentavamo insieme l’80% del paese, quando si fa il 30% mettersi uno contro l’altro fa ridere”. E Di Pietro? “Lo candidai al Mugello e non mi fu grato, ma ho fiducia perché ho visto Di Pietro al Governo e quando è messo alla stanga è, tutto sommato disciplinato. Certo, se la sfida contro Berlusconi è sul terreno del populismo vince Berlusconi, perché il populismo di Di Pietro è minoritario”. E conclude con una battuta: “Ho letto che Di Pietro dice che noi non dobbiamo andare a letto...è da diverso tempo che non mi trovavo d'accordo con lui”. In chiusura D’Alema parla di “ferocia squadrista”riferendosi all’attacco di Berlusconi alla stampa e alla Chiesa. “Si e' pensato di colpirne uno per educarne cento. Spero che anche nel mondo cattolico si cominci mettere in discussione il rapporto con questa destra, ci sono state parole importante, ci sono segnali seri di insofferenza”. Un presidente del Consiglio non può permettersi di denunciare i mezzi d’informazione: “Io che passo per uno che se la prende con i giornalisti, e in parte e' vero, diciamo che le do e le prendo ma senza rancore, quando divenni premier rinunciai a tre vicende giudiziarie che avevo aperte con tre giornali perché valutai che un capo del Governo non lo deve fare perché non è un cittadino che si difende ma un atto di intimidazione”. D'Alema ricorda che tra le tre querele, alle quali rinunciò da premier, ce ne era una del Giornale: “aveva pubblicato la piantina di casa mia e poi scrissero che con una pallottola calibro 9 si poteva superare la blindatura dei vetri. E sembrava un po’ un suggerimento".
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