02-06-2008
DRAGHI: "L'ITALIA PUO' TORNARE A CRESCERE". LA RELAZIONE DEL PRESDIENTE DI BANKITALIA
“Per la crescita del Paese è urgente il taglio delle tasse per le famiglie e le imprese”. È il monito lanciato dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nelle "Considerazioni finali" dell'Assemblea Ordinaria dei Partecipanti. Draghi ammette però che i salari sono troppo bassi e rileva che la produttività stagnante, il rallentamento degli investimenti, il consumi quasi fermi e il Mezzogiorno arretrato sono problemi annosi dell'Italia, aggravati dalla "turbolenza finanziaria che ha colpito i maggiori Paesi avanzati", ancora in corso. E che ha come minacciosa conseguenza "l'accumularsi di tensioni inflazionistiche". Ma, afferma Draghi, il Paese "ha una storia a testimoniare che non c'è niente di ineluttabile nella crisi di crescita che da anni lo paralizza". “Il Paese ha desiderio, ambizione, risorse per tornare a crescere» e protagonisti «devono essere i giovani», ha affermato Draghi, sottolineando che «stabilità politica» e «forza delle istituzioni sono le fondamenta su cui costruire l'intervento risanatore. La sua attuazione richiederà l'impegno di tutte le forze di cui dispone il Paese». I commenti del PD “Una relazione davvero apprezzabile” è il commento di Pier Luigi Bersani, ministro dell’Economia del Governo ombra del PD, a proposito dell’intervento di Draghi, “finalmente focalizzata sui compiti e sul ruolo della banca centrale” Bersani inoltre coglie nella parte finale della relazione “un appello alle riforme e al cambiamento che va assolutamente raccolto". Per Matteo Colaninno, ministro per lo Sviluppo Economico del Governo ombra del PD, “è eccellente ed individua in maniera puntuale le criticità del sistema Italia indicando soluzioni largamente condivisibili. Colaninno individua inoltre nei toni positivi usati dal governatore “uno stimolo importante che però non nasconde gravi problemi come la bassa crescita, la condizione dei redditi delle famiglie e il mezzogiorno”. “Un’analisi attenta – osserva il ministro ombra per lo Sviluppo economico - che pone ancora una volta al centro la necessità delle regole e del loro rispetto, in particolare nel mondo finanziario, come elemento guida per il buono e corretto funzionamento degli stati. “Stimoli – nota Colaninno - che il PD avverte come totalmente propri e che intende sviluppare in maniera compiuta”. Infine Colaninno ritiene “importante che l’adesione alle considerazioni si traducesse in azioni e comportamenti coerenti da parte di tutti. La relazione in sintesi Tasse - La pressione fiscale in Italia è aumentata negli ultimi due anni di 2,8 punti percentuali ed è arrivata «appena al di sotto del valore massimo registrato nel 1997, al culmine degli sforzi per entrare nei parametri di Maastricht». Euro e inflazione - L'inflazione sta accelerando nell'eurozona, ma «la dinamica dei costi interni è rimasta moderata: non vi è stata finora rincorsa tra salari e prezzi». Draghi ha poi ringraziato la presenza dell'euro: «Di fronte al rialzo dei prezzi internazionali, la forza dell’euro protegge il potere d’acquisto dei cittadini, i loro risparmi» dai rincari di energia, materie prime e alimentari che hanno spinto l’inflazione del primo trimestre al 3,3%, il livello più elevato dalla prima metà degli anni Novanta. Conti pubblici - Nell'ultimo biennio «la situazione dei conti pubblici è migliorata» ma, secondo il governatore di Bankitalia, «i risultati per l'anno in corso si prospettano meno favorevoli». Anche in un contesto congiunturale difficile, però, «il rapporto fra debito e prodotto deve restare su un sentiero di flessione». «La fase di debolezza ciclica», attraversata dall'Italia nel 2007 «si protrarrà almeno per l'anno in corso». Famiglie e giovani- «La spesa delle famiglie italiane è frenata dalla bassa progressione del reddito disponibile», che tradotto significa che gli stipendi sono troppo bassi, soprattutto per quanto riguarda i «redditi più bassi», è l'opinione del governatore dell'istituto centrale di credito. «I consumi continuano a risentire dell'instabilità dei rapporti di impiego, diffusa specialmente tra i giovani e nelle fasce marginali di mercato del lavoro». I protagonisti della rinascita italiana devono essere i giovani, «oggi mortificati da un'istruzione inadeguata, da un mercato del lavoro che li discrimina a favore dei più anziani, da un'organizzazione produttiva che troppo spesso non premia il merito e non valorizza le capacità». A fronte dell'esortazione di lasciare spazio ai giovani, però Draghi lamenta che troppi pochi anziani lavorino in Italia: «Solo il 19% degli italiani tra i 60 e i 64 anni svolge un'attività lavorativa, contro il 33% degli spagnoli, il 45% dei britannici e il 60% degli svedesi». Pensioni - «Un incremento dell'età media di pensionamento e un convinto sviluppo della previdenza complementare, può dare un fondamentale contributo alla riduzione della spesa pubblica», è il suggerimento di Draghi, secondo il quale occorre anche «cancellare gli ultimi impedimenti al cumulo tra lavoro e pensione e incoraggiare forme flessibili di impiego con orari adattabili alle esigenze individuali». Banche e crisi mutui- Secondo il governatore è ancora presto per dire che sia finita la crisi finanziaria innescata in Usa dai mutui a rischio. Le tensioni sui mercati si vanno allentando ma «non si sono ancora ripristinate condizioni di normalità». Draghi ha fatto anche notare che le banche italiane «hanno retto bene l'urto della crisi». La commissione di massimo scoperto, applicata dalle banca sui conti correnti in rosso, è un istituto di scarsa trasparenza e va abolito, ha affermato Draghi. Nelle banche italiane ci sono stati «ritardi» nell’applicare le nuove norme su portabilità gratuita ed estinzione anticipata dei mutui. Il Mezzogiorno. Al Mezzogiorno Draghi dedica un intero capitolo delle sue "Considerazioni", chiedendo che "il sistema dei trasferimenti agli enti decentrati" abbandoni "il criterio della spesa storica, che premia l'inefficienza", a favore di un sistema che premi l'efficienza e indirizzi le risorse verso gli usi più produttivi e le priorità più urgenti. Non può esserci crescita senza un recupero del Mezzogiorno: nel 2007, ricorda il governatore, "il rapporto tra il prodotto per abitante delle regioni meridionali e quello del Centro Nord non ha raggiunto il 60 per cento; resta inferiore a quello di trent'anni fa". E ancora: "La produttività media degli occupati del Mezzogiorno è inferiore del 18 per cento a quella del Centro Nord. Il tasso di occupazione è più basso di 19 punti. La quota di lavoro irregolare sfiora ancora il 20 per cento, il doppio di quella delle regioni centro-settentrionali". Un'immobilità e un'arretratezza che spaventano a fronte dei progressi di altri paesi: "In Germania, il prodotto pro capite dei Laender orientali è cresciuto nell'ultimo decennio molto più che nel resto del Paese". La ricetta. Cosa fare per uscire da una situazione che rischia di portare l'Italia indietro, allontandola sempre di più dai partner europei e dai paesi più progrediti? Innanzitutto, Draghi suggerisce rigore finanziario: "Anche in un contesto congiunturale difficile, il rapporto tra debito e prodotto deve restare su un sentiero di flessione". Per rilanciare i consumi inoltre occorre abbassare la pressione fiscale: Bankitalia suggerisce "la definizione di un percorso pluriennale di riduzione di alcune importanti aliquote d'imposte" sia per le imprese che per le famiglie, fino a portare la pressione fiscale "al 40 per cento del Prodotto interno lordo nell'arco di un quinquennio". Fondamentale poi la riduzione della spesa primaria, e il graduale innalzamento dell'età della pensione, con l'abbattimento dei vincoli che impediscono in questo momento anche a chi lo voglia di continuare a lavorare dopo i 65 anni. L'esigenza di un rilancio della produttività coinvolge secondo la Banca d'Italia anche il settore pubblico: "Il settore pubblico è chiamato ad accompagnare la ristrutturazione dell'economia agendo nei propri ambiti di competenza. Le cause del ristagno della produttività sono ormai ampiamente identificate. Da più voci sale, ormai da tempo, la richiesta di accrescere la produttività dei servizi pubblici, aprendoli al mercato, di abbattere le rendite improduttive, rafforzando la concorrenza a livello nazionale e locale". Ancora, chi governa il Paese deve farsi carico, se si vuole davvero un ritorno alla crescita, "di portare la scuola e l'università all'altezza di un Paese avanzato: di adeguare le infrastrutture; di moderare la tassazione; di assicurare nei fatti la certezza e l'efficacia del diritto, semplificando il quadro legislativo e facendo funzionare la macchina della giustizia; di garantire ovunque legalità e sicurezza".
DRAGHI: "L'ITALIA PUO' TORNARE A CRESCERE". LA RELAZIONE DEL PRESDIENTE DI BANKITALIA
“Per la crescita del Paese è urgente il taglio delle tasse per le famiglie e le imprese”. È il monito lanciato dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nelle "Considerazioni finali" dell'Assemblea Ordinaria dei Partecipanti. Draghi ammette però che i salari sono troppo bassi e rileva che la produttività stagnante, il rallentamento degli investimenti, il consumi quasi fermi e il Mezzogiorno arretrato sono problemi annosi dell'Italia, aggravati dalla "turbolenza finanziaria che ha colpito i maggiori Paesi avanzati", ancora in corso. E che ha come minacciosa conseguenza "l'accumularsi di tensioni inflazionistiche". Ma, afferma Draghi, il Paese "ha una storia a testimoniare che non c'è niente di ineluttabile nella crisi di crescita che da anni lo paralizza". “Il Paese ha desiderio, ambizione, risorse per tornare a crescere» e protagonisti «devono essere i giovani», ha affermato Draghi, sottolineando che «stabilità politica» e «forza delle istituzioni sono le fondamenta su cui costruire l'intervento risanatore. La sua attuazione richiederà l'impegno di tutte le forze di cui dispone il Paese». I commenti del PD “Una relazione davvero apprezzabile” è il commento di Pier Luigi Bersani, ministro dell’Economia del Governo ombra del PD, a proposito dell’intervento di Draghi, “finalmente focalizzata sui compiti e sul ruolo della banca centrale” Bersani inoltre coglie nella parte finale della relazione “un appello alle riforme e al cambiamento che va assolutamente raccolto". Per Matteo Colaninno, ministro per lo Sviluppo Economico del Governo ombra del PD, “è eccellente ed individua in maniera puntuale le criticità del sistema Italia indicando soluzioni largamente condivisibili. Colaninno individua inoltre nei toni positivi usati dal governatore “uno stimolo importante che però non nasconde gravi problemi come la bassa crescita, la condizione dei redditi delle famiglie e il mezzogiorno”. “Un’analisi attenta – osserva il ministro ombra per lo Sviluppo economico - che pone ancora una volta al centro la necessità delle regole e del loro rispetto, in particolare nel mondo finanziario, come elemento guida per il buono e corretto funzionamento degli stati. “Stimoli – nota Colaninno - che il PD avverte come totalmente propri e che intende sviluppare in maniera compiuta”. Infine Colaninno ritiene “importante che l’adesione alle considerazioni si traducesse in azioni e comportamenti coerenti da parte di tutti. La relazione in sintesi Tasse - La pressione fiscale in Italia è aumentata negli ultimi due anni di 2,8 punti percentuali ed è arrivata «appena al di sotto del valore massimo registrato nel 1997, al culmine degli sforzi per entrare nei parametri di Maastricht». Euro e inflazione - L'inflazione sta accelerando nell'eurozona, ma «la dinamica dei costi interni è rimasta moderata: non vi è stata finora rincorsa tra salari e prezzi». Draghi ha poi ringraziato la presenza dell'euro: «Di fronte al rialzo dei prezzi internazionali, la forza dell’euro protegge il potere d’acquisto dei cittadini, i loro risparmi» dai rincari di energia, materie prime e alimentari che hanno spinto l’inflazione del primo trimestre al 3,3%, il livello più elevato dalla prima metà degli anni Novanta. Conti pubblici - Nell'ultimo biennio «la situazione dei conti pubblici è migliorata» ma, secondo il governatore di Bankitalia, «i risultati per l'anno in corso si prospettano meno favorevoli». Anche in un contesto congiunturale difficile, però, «il rapporto fra debito e prodotto deve restare su un sentiero di flessione». «La fase di debolezza ciclica», attraversata dall'Italia nel 2007 «si protrarrà almeno per l'anno in corso». Famiglie e giovani- «La spesa delle famiglie italiane è frenata dalla bassa progressione del reddito disponibile», che tradotto significa che gli stipendi sono troppo bassi, soprattutto per quanto riguarda i «redditi più bassi», è l'opinione del governatore dell'istituto centrale di credito. «I consumi continuano a risentire dell'instabilità dei rapporti di impiego, diffusa specialmente tra i giovani e nelle fasce marginali di mercato del lavoro». I protagonisti della rinascita italiana devono essere i giovani, «oggi mortificati da un'istruzione inadeguata, da un mercato del lavoro che li discrimina a favore dei più anziani, da un'organizzazione produttiva che troppo spesso non premia il merito e non valorizza le capacità». A fronte dell'esortazione di lasciare spazio ai giovani, però Draghi lamenta che troppi pochi anziani lavorino in Italia: «Solo il 19% degli italiani tra i 60 e i 64 anni svolge un'attività lavorativa, contro il 33% degli spagnoli, il 45% dei britannici e il 60% degli svedesi». Pensioni - «Un incremento dell'età media di pensionamento e un convinto sviluppo della previdenza complementare, può dare un fondamentale contributo alla riduzione della spesa pubblica», è il suggerimento di Draghi, secondo il quale occorre anche «cancellare gli ultimi impedimenti al cumulo tra lavoro e pensione e incoraggiare forme flessibili di impiego con orari adattabili alle esigenze individuali». Banche e crisi mutui- Secondo il governatore è ancora presto per dire che sia finita la crisi finanziaria innescata in Usa dai mutui a rischio. Le tensioni sui mercati si vanno allentando ma «non si sono ancora ripristinate condizioni di normalità». Draghi ha fatto anche notare che le banche italiane «hanno retto bene l'urto della crisi». La commissione di massimo scoperto, applicata dalle banca sui conti correnti in rosso, è un istituto di scarsa trasparenza e va abolito, ha affermato Draghi. Nelle banche italiane ci sono stati «ritardi» nell’applicare le nuove norme su portabilità gratuita ed estinzione anticipata dei mutui. Il Mezzogiorno. Al Mezzogiorno Draghi dedica un intero capitolo delle sue "Considerazioni", chiedendo che "il sistema dei trasferimenti agli enti decentrati" abbandoni "il criterio della spesa storica, che premia l'inefficienza", a favore di un sistema che premi l'efficienza e indirizzi le risorse verso gli usi più produttivi e le priorità più urgenti. Non può esserci crescita senza un recupero del Mezzogiorno: nel 2007, ricorda il governatore, "il rapporto tra il prodotto per abitante delle regioni meridionali e quello del Centro Nord non ha raggiunto il 60 per cento; resta inferiore a quello di trent'anni fa". E ancora: "La produttività media degli occupati del Mezzogiorno è inferiore del 18 per cento a quella del Centro Nord. Il tasso di occupazione è più basso di 19 punti. La quota di lavoro irregolare sfiora ancora il 20 per cento, il doppio di quella delle regioni centro-settentrionali". Un'immobilità e un'arretratezza che spaventano a fronte dei progressi di altri paesi: "In Germania, il prodotto pro capite dei Laender orientali è cresciuto nell'ultimo decennio molto più che nel resto del Paese". La ricetta. Cosa fare per uscire da una situazione che rischia di portare l'Italia indietro, allontandola sempre di più dai partner europei e dai paesi più progrediti? Innanzitutto, Draghi suggerisce rigore finanziario: "Anche in un contesto congiunturale difficile, il rapporto tra debito e prodotto deve restare su un sentiero di flessione". Per rilanciare i consumi inoltre occorre abbassare la pressione fiscale: Bankitalia suggerisce "la definizione di un percorso pluriennale di riduzione di alcune importanti aliquote d'imposte" sia per le imprese che per le famiglie, fino a portare la pressione fiscale "al 40 per cento del Prodotto interno lordo nell'arco di un quinquennio". Fondamentale poi la riduzione della spesa primaria, e il graduale innalzamento dell'età della pensione, con l'abbattimento dei vincoli che impediscono in questo momento anche a chi lo voglia di continuare a lavorare dopo i 65 anni. L'esigenza di un rilancio della produttività coinvolge secondo la Banca d'Italia anche il settore pubblico: "Il settore pubblico è chiamato ad accompagnare la ristrutturazione dell'economia agendo nei propri ambiti di competenza. Le cause del ristagno della produttività sono ormai ampiamente identificate. Da più voci sale, ormai da tempo, la richiesta di accrescere la produttività dei servizi pubblici, aprendoli al mercato, di abbattere le rendite improduttive, rafforzando la concorrenza a livello nazionale e locale". Ancora, chi governa il Paese deve farsi carico, se si vuole davvero un ritorno alla crescita, "di portare la scuola e l'università all'altezza di un Paese avanzato: di adeguare le infrastrutture; di moderare la tassazione; di assicurare nei fatti la certezza e l'efficacia del diritto, semplificando il quadro legislativo e facendo funzionare la macchina della giustizia; di garantire ovunque legalità e sicurezza".
Partito Democratico | San Gimignano (Siena) · Via San Giovanni, 28 · Tel. 0577 940334 · Fax 0577 907186 · Email: info@sangimignanopd.it | Area riservata