04/06/2013
Lettera aperta al Segretario del PD Guglielmo Epifani
Il Partito Democratico di San Gimignano nei giorni immediatamente precedenti alla tua elezione aveva discusso approfonditamente della grave situazione in cui si era trovato il Partito Democratico a livello nazionale a causa dell’atteggiamento dei 101 franchi tiratori che, affossando la candidatura di Romano Prodi al Quirinale senza proporre un percorso alternativo, e anzi nascondendosi dietro il segreto dell’urna, avevano di fatto sancito la fine della possibilità per il Pd di formare un Governo percepito dai cittadini come utile per il Paese sin dai primi giorni dopo la sua nascita.
Non ti nascondo che la delusione, soprattutto nei giorni immediatamente seguenti a quei drammatici pomeriggi di aprile è stata cocente, e forte il sentimento di tradimento con cui abbiamo dovuto imparare a fare i conti.
Ci siamo quasi subito confrontati con i nostri concittadini, in un’assemblea pubblica con una partecipazione che non vedevamo da anni, perché c’era davvero voglia di riprendere in mano il Pd per non lasciarlo definitivamente a chi aveva tradito il mandato elettorale.
Tanti iscritti e militanti in queste settimane hanno manifestato la loro delusione, sospendendo l’iscrizione al Pd o non rinnovando la tessera, dimettendosi dagli organismi dirigenti o manifestando l’indisponibilità a darci una mano durante la nostra prossima Festa democratica (come ogni anno un lavoro imponente per tutti i democratici sangimignanesi, visto che terremo aperti gli stand per 23 giorni).
Anche chi ti scrive, un giovanissimo segretario di Unione Comunale del Pd di 22 anni ma cresciuto nel Partito come fosse una seconda famiglia, è stato sul punto di mollare tutto.
Perché dopo aver passato gli ultimi anni della propria vita a fare sacrifici controvento, rinunciando al tempo libero e allo studio, e soprattutto dopo l’ultimo periodo, in cui siamo stati in campagna elettorale di fatto per sei mesi, sotto il sole o sotto la neve, con il freddo o la pioggia, andando quartiere per quartiere a spiegare che questa era davvero l’occasione giusta, che finalmente avevamo una coalizione coesa e con regole che l’avrebbero aiutata a restare unita, un programma chiaro e finalmente di rottura rispetto a ciò che anche il centrosinistra aveva portato avanti negli ultimi anni soprattutto in materia di politica economica e sul lavoro.
Ed è stato uno sforzo difficilissimo, perché ci siamo trovati a fare i conti con persone che ormai avevano già perso ogni fiducia, e che erano pronte, durante i nostri dibattiti, non a confrontarsi sul programma di Governo o su temi riguardanti il futuro, ma solo a ricordarci di quanti errori avessimo fatto negli ultimi anni.
Non è stato assolutamente l’inverno che ci saremmo immaginati di vivere, credevamo di essere ormai con il vento in poppa in vista di una vittoria larga che ci avrebbe dato l’occasione che aspettavamo da sempre, e invece è andata come è andata.
C’è chi ha parlato di una campagna elettorale condotta in modo errato, blando o con poca chiarezza, dimenticandosi che i problemi di comunicazione, in politica, non sono mai soltanto problemi di comunicazione, ma nascondono il vero dato, ovvero che non abbiamo verificato fino in fondo quanto siamo d’accordo tra noi su quelli che consideriamo “principi fondamentali” del nostro stare insieme come Partito.
Nel nostro Comune abbiamo cercato di condurre una campagna elettorale di rilancio, nonostante l’inverno, organizzando oltre dieci incontri pubblici monotematici su lavoro, sanità, scuola, agricoltura, riforme istituzionali, costi della politica, ambiente, immigrazione, incontrando lavoratori di piccole aziende locali che rappresentano eccellenze nel loro settore, rendendoci protagonisti del dibattito che anche da noi si è venuto spontaneamente a creare sui social network, che ci hanno anche permesso di avvicinare alla politica persone che non avremmo altrimenti avuto modo neppure di conoscere.
Dopo questo sforzo ingente, e la delusione che ne è seguita, la tentazione di fermarsi era davvero tanta, ma a San Gimignano abbiamo deciso tutti insieme di continuare a provare a fare la nostra parte, proseguendo la discussione su ciò che era successo e preparando un documento abbastanza corposo che abbiamo inviato a tutto il gruppo dirigente provinciale, regionale e nazionale, e che oggi, in occasione della riunione della Direzione nazionale, inviamo anche a te allegato a questa lettera, in cui sostanzialmente chiediamo che il Pd sia in grado di dettare l’agenda di Governo, ponendo chiare condizioni per il proseguo di questa esperienza e interventi decisi e urgenti soprattutto sul lato del lavoro e della politica economica, e sul tema della legge elettorale.
Ma soprattutto, nel nostro documento, chiediamo che il Congresso che ci accingiamo a fare nel prossimo autunno, sia finalmente un Congresso serio, in grado innanzitutto di fare davvero chiarezza su cosa significhi stare in un partito nel 2013, che credo sia un tema che meriti una priorità ancora maggiore nella discussione della linea politica.
Abbiamo bisogno di un Congresso che abbia al centro i circoli, e in cui ciò su cui ci si confronta siano le idee e non i nomi, perché troppe volte, dal 2007 in avanti, dividersi sui nomi ha portato persone che avevano fatto lunghi percorsi di impegno fianco a fianco in ogni parte di Italia, quasi a smettere di parlarsi “solo” perché avevano fatto due scelte congressuali diverse.
Non serve a niente un Congresso-resa dei conti, abbiamo bisogno di un passaggio serio e che riesca ad essere quel momento fondativo che ancora non abbiamo del tutto vissuto.
Ho molto apprezzato le tue parole sia in occasione dell’Assemblea nazionale, sia di quando hai partecipato all’iniziativa pubblica a Siena in vista delle elezioni comunali, dimostrando in entrambe le occasioni di essere persona che non si nasconde nelle difficoltà e che anzi fa di tutto per cercare di affrontarle di petto.
Ed è per questo, anche perché un paio di anni fa hai partecipato alla nostra Festa democratica, conoscendoci da vicino e vedendo la passione che abbiamo ogni giorno nel fare politica nonostante tutto, che sono convinto che farai davvero il possibile per aiutare il Partito ad uscire dalla fase più complessa della sua breve, ma decisamente intensa storia.
Quattro anni fa, dopo le dimissioni di Veltroni, ci trovammo in una situazione simile. Rimboccandoci le maniche riuscimmo a risolvere gran parte dei problemi che già in quell’occasione avevano rischiato di far implodere prematuramente il Pd, ma se siamo tornati in questa situazione, evidentemente non siamo riusciti a fare abbastanza.
L’appello di cuore che ti facciamo, insieme ad un forte abbraccio e all’augurio di buon lavoro, è di riuscire questa volta a fare abbastanza e risolvere le criticità più gravi, perché davvero questa è l’ultima occasione che ha il Partito democratico per dimostrare ai cittadini di essere la soluzione, e non una delle parti del problema.

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